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Le quattro fasce

Sono quattro le fasce di aiuto individuate nel decreto Ristori: 100% delle somme già incassate con il D.L. Rilancio per gli esercizi e le attività costretti a chiudere alle 18 (pasticcerie o gelaterie); 150% per chi ha subito un danno parziale. In questa categoria rientrano i ristoranti che restano aperti a pranzo e possono lavorare dopo le 18.00 con il servizio di asporto; 200% per le categorie più danneggiate, vale a dire quelle costrette a chiudere. Ad esempio: cinema, teatri, palestre, piscine, sale giochi, scommesse o bingo, centri termali, centri benessere e fiere; 400% per le attività chiuse ancor prima del Dpcm del 24 ottobre (sale da ballo e discoteche).

Come ottenere l’indennizzo

Il contributo sarà versato in automatico senza bisogno di presentare domanda per coloro che avevano già ottenuto in precedenza i contributi del decreto Rilancio, direttamente sul conto corrente in tempi relativamente brevi (entro il 15 novembre), salvo che nel frattempo abbiano cessato la partita iva. Chi invece non aveva utilizzato la precedente agevolazione, magari perché non compreso nella platea degli aventi diritto, dovrà presentare specifica domanda all’Agenzia delle Entrate, utilizzando la stessa procedura web già utilizzata l’estate scorsa. In questo caso il bonifico arriverà entro il prossimo 15 dicembre. Il contributo non può essere superiore 150mila euro.

La cassa integrazione

Il decreto Ristori introduce altre sei settimane di cassa integrazione, con una spesa per lo Stato di 1,6 miliardi di euro. Le sei settimane andranno utilizzate nel periodo che va dalla metà di novembre fino al 31 gennaio 2021, quando finisce anche il blocco dei licenziamenti. È previsto un contributo addizionale a carico del datore di lavoro, parametrato sulla sua perdita di fatturato: massimo 18% dello stipendio che avrebbe preso il lavoratore in cassa per le aziende che non hanno perso fatturato, contributo che si azzera per quelle che hanno subito un calo pari o superiore al 20%. Come detto, il 31 gennaio scade il blocco dei licenziamenti, introdotto all’inizio della crisi. Dal giorno dopo, non potrà licenziare chi starà effettivamente usando la cassa integrazione, non chi ha ancora ore a disposizione come avviene adesso. Nella legge di Bilancio, approvata dal Consiglio dei ministri con la formula del «salvo intese» ma non ancora presentata in Parlamento, ci dovrebbero essere altre dodici settimane di cassa integrazione, da utilizzare nel 2021, entro la fine di giugno. Il decreto Ristori introduce l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali per le aziende che hanno sospeso o ridotto l’attività, fino a un massimo di quattro mesi. E due indennità riservate ad alcuni specifici settori: mille euro per i lavoratori stagionali, degli stabilimenti termali e dello spettacolo. E 800 euro ai lavoratori dello sport, per una spesa totale di 124 milioni di euro.

Gli esclusi

Ancora una volta i professionisti restano esclusi da qualsiasi forma di aiuto in seguito all’emergenza Covid.«Bene aver previsto misure di sostegno per gli imprenditori, estremamente penalizzati da queste nuove chiusure. Sono aziende che stavano appena riprendendo fiato dopo il lockdown di primavera — afferma spiega la Presidente del Comitato Unitario delle Professioni, Marina Calderone — Però, non posso fare a meno di notare che anche in questo caso il decreto ha escluso i liberi professionisti. Questi ultimi hanno visto ridursi il proprio fatturato di oltre il 50% rispetto all’anno precedente per il 35,8% degli stessi». Finora infatti i professionisti hanno ricevuto un bonus «una tantum» e soono stati esclusi dai contributi a fondo perduto concessi invece a commercianti, artigiani e piccole imprese.

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